Non sono abituata a usare il burro in cucina, quindi non lo compro quasi mai (faccio un'eccezione solo per il burro bio del nostro amico Andrea Bezzi, che profuma di erbe di montagna e così ogni assaggio diventa un'esperienza spirituale!)
Per fare le torte ho sempre usato l'olio al posto del burro (e vengono buonissime!), ma per i biscotti non mi fidavo quindi semplicemente non li facevo quasi mai. Poi però ho cominciato a sperimentare un po' di ricette trovate in giro e ho scoperto che i biscotti senza burro in realtà sono facilissimi da fare, e il risultato ha superato ogni mia aspettativa!
Questa è la foto di una delle ultime infornate (...sì, sono proprio palline di Natale... ho solo gli stampini natalizi!) Rispetto ai biscotti con il burro, quelli fatti con l'olio sono più croccanti e leggeri, non solo in termini di calorie, anche di peso! Io li tengo in una scatola di latta e rimangono croccantini anche per 2 settimane, e col fatto di essere meno calorici ogni tanto me ne concedo uno extra col caffè o a merenda come sfizioseria.
La ricetta base è questa:
200 g di farina semi-integrale tipo 2 (o almeno la farina 0)
90 g di zucchero
50 g di olio di girasole bio
1 uovo
1/2 fialetta di aroma per dolci (opzionale)
1/2 cucchiaino di lievito per dolci o la stessa quantità di bicarbonato
Io mescolo semplicemente tutti gli ingredienti insieme in una ciotola, faccio la palla e la lascio riposare per circa 30 minuti fuori dal frigo (se però la prossima estate farà troppo caldo la metterò in frigo!) Poi accendo il forno a 180°C, stendo la pasta tra due fogli di carta da forno così non mi sporco le mani, e ricavo i biscotti con le formine o anche semplicemente tagliandola a quadretti con il coltello, se vado di fretta. I biscotti vanno cotti per 12-15 minuti, poi si lasciano raffreddare e li si mette in una scatola di latta di recupero o in un altro contenitore simile.
La differenza fra il lievito e il bicarbonato è nel gusto lievemente amarognolo che quest'ultimo dà ai biscotti, e che io trovo irresistibile: provateli entrambi e poi usate quello che vi piace di più.
Potete anche provare queste varianti alla ricetta base:
100 g di farina di frumento
100 di farina di mais
150 g di farina di frumento
50 g di fiocchi d'avena macinati o muesli macinato o corn flakes macinati
E tenendo fermi i 200 g di sfarinati potete anche aggiungere cacao amaro, orzo solubile in polvere, noci o nocciole tritate, gocce di cioccolato, cannella, zenzero o qualunque altra cosa vi ispiri! Verranno comunque buonissimi!
Chi sono
- S.M.Geesbrug
- Una nuova vita in campagna con un marito, un numero variabile di gatti e un cane con un solo neurone. La passione per la musica classica e per i borghi medievali, per la spiritualità dei Nativi Americani e per i misteri irrisolti, per le autoproduzioni e il vivere consapevole. Questa è la mia vita. Queste sono le mie storie.
martedì 17 marzo 2015
venerdì 13 marzo 2015
Magiamo merda e grazie alla TV pensiamo che sia buona
Guardatelo, fa riflettere su quello che mangiamo...
mercoledì 11 marzo 2015
Una piccola delizia, il Cioccomiele
Il miele fa bene, ce lo dicono fin da bambini, ma a me non è mai piaciuto più di tanto, specialmente il classico millefiori: lo trovo pesantissimo da digerire, mi si piazza sullo stomaco peggio dei peperoni, e mi ci vuole una giornata prima che vada giù dove deve andare... Va un pochino meglio con i mieli dal gusto più delicato, come quello di acacia, di tiglio o di castagno, ma anche quelli comunque non mi entusiasmano. Per consumare un po' più di miele cerco di metterlo nelle tisane o nei dolci al posto dello zucchero, anche se devo dire che molto è cambiato da quando ho scoperto il cioccomiele...
Il nome dice già tutto, si tratta di miele e cacao amaro mescolati insieme. Lo potete spalmare sul pane a colazione o usarlo per preparare un dolce, e come massima goloseria - come suggerito dalla mia cara cognata - potete provarlo nel latte tiepido!
Farlo è semplicissimo, vi servono solo:
120 g di miele
10 g di cacao amaro
Mettete il tutto in un barattolo, mescolate bene ed è pronto da spalmare!
Potete usare il miele che preferite, anche il millefiori. Io uso quello di acacia perché ha un gusto più delicato; avevo provato anche quello di arancio, ma non mi piaceva particolarmente e sono tornata al 'mio' miele di acacia. Se siete in vena di esperimenti potete anche aggiungere un mezzo cucchiaino di cannella o di zenzero. Il cioccomiele si conserva fuori dal frigo, la sua scadenza è la stessa del miele che avete utilizzato.
Il nome dice già tutto, si tratta di miele e cacao amaro mescolati insieme. Lo potete spalmare sul pane a colazione o usarlo per preparare un dolce, e come massima goloseria - come suggerito dalla mia cara cognata - potete provarlo nel latte tiepido!
Farlo è semplicissimo, vi servono solo:
120 g di miele
10 g di cacao amaro
Mettete il tutto in un barattolo, mescolate bene ed è pronto da spalmare!
Potete usare il miele che preferite, anche il millefiori. Io uso quello di acacia perché ha un gusto più delicato; avevo provato anche quello di arancio, ma non mi piaceva particolarmente e sono tornata al 'mio' miele di acacia. Se siete in vena di esperimenti potete anche aggiungere un mezzo cucchiaino di cannella o di zenzero. Il cioccomiele si conserva fuori dal frigo, la sua scadenza è la stessa del miele che avete utilizzato.
martedì 3 marzo 2015
Lavare con le foglie di edera?
Lo so, detta così fa pensare a qualcosa di estremo tipo
sopravvissuti dell’isola di Lost o a uno scenario apocalittico in stile Walking
Dead, invece alla fine è come se fosse archeologia e al tempo stesso resistenza
umana, il riappropriarsi di antiche conoscenze in via di estinzione. Ci vorrebbe
un WWF anche per queste cose…
Ho scoperto che si poteva fare un detersivo con le foglie di
edera dopo avere imparato che si può lavare il bucato anche con le castagne
matte, e anzi, che una volta lo si faceva abbastanza comunemente lì dove abbondavano
gli ippocastani… se ripenso a tutte le castagne matte che raccoglievo da
bambina a Milano, adesso potrei fare concorrenza alla Henkel! Qui gli
ippocastani non ci sono, però le edere abbondano sul mio balcone, e l’occasione
per provare questo detersivo mi è venuta dal disastro della nevicata di inizio
febbraio: dopo avere tolto la neve erano rimasti a terra un mucchio di rametti
spezzati e ho pensato di dare un senso al loro sacrificio sperimentando il
detersivo.
Farlo è molto semplice, servono solo
30 g di foglie di edera
1 litro di acqua bollente
1 bicchiere di aceto
Le foglie vanno prima lasciate per almeno un’ora in una
soluzione satura di acqua e bicarbonato (mettetene finché non si scioglie più, così
è un ottimo disinfettante low cost e low impact, molto meglio dell’amuchina). Dopo
averle sciacquate bene sotto l’acqua corrente, fate bollire un litro abbondante
di acqua e fate sbollentare le foglie per 10 minuti nella pentola coperta a
fuoco basso, quanto basta per tenere il bollore.
Passati i dieci minuti frullate bene le foglie con il
minipimer o nel bicchierone del mixer, fate raffreddare e imbottigliate in una
bottiglia di recupero. Aggiungete un bicchiere di aceto a far da conservante e
lasciare riposare un paio di giorni prima di usarlo.
L’ho adoperato per lavare un carico di bucato scuro, tute di
casa non particolarmente sporche e un giaccone, e ho volutamente omesso di
mettere il goccino di ammorbidente eco che di solito aggiungo all’acido citrico
quando faccio il bucato da stendere in casa (quando lo stendo fuori all’aria
non lo metto mai), perché volevo sentire che odore prendevano i panni una volta
lavati. Ho versato un bicchiere e mezzo di questo liquido nella vaschetta, e ho lavato
in acqua fredda con un ciclo breve. Beh, il bucato è venuto pulito e senza
nessun odore strano, solo il normale odore di panni puliti, il che è
sorprendente visto che ho lavato senza detersivo! Quindi direi che l’esperimento
è riuscito alla grande , e a questo punto credo che continuerò ad utilizzarlo… penso che le
edere capiranno e non se ne avranno troppo a male!
lunedì 2 marzo 2015
Live Long and Prosper... forever
A life is like a garden. Perfect moments can be had, but not preserved, except in memory. LLAP
(La vita è come un giardino. I momenti perfetti ci sono, ma non possono durare se non nella memoria.)
Se n'è andato anche lui, come già il dottor McCoy e Scotty, nel regno misterioso che si apre oltre l'ultimo respiro. Buon viaggio verso le stelle Mr. Spock...
Walkers fatti in casa
Se non conoscete i Walkers, i biscotti al burro scozzesi, allora avete una lacuna nella vostra esistenza, perché sono una di quelle cose per cui vale la pena vivere (e non ringrazierò mai abbastanza il mio adorato maritone per avermeli fatti scoprire!)
Non sono facilissimi da trovare, a meno che non abbiate a portata di mano un supermercato bello fornito - e anche in quel caso non è detto che li abbiano o che ce li abbiano tutto l'anno. Certo, si può sempre pensare ad un volo low cost per Edimburgo per fare una scorta grandiosa, che tra l'altro non sarebbe neanche una brutta idea, ma nel caso anche questa ipotesi non sia praticabile potete provare a farli da soli: è più facile di quello che sembra, e di sicuro ci mettete meno tempo che non a fare il check-in in aeroporto.
Vi servono:
300 g. di farina
150 g. di burro (dose indicativa; potete salire fino a 160 - 170 g.)
150 g. di zucchero di canna
1/2 cucchiaino di sale
1/4 cucchiaino di bicarbonato (facoltativo)
Fate ammorbidire il burro a temperatura ambiente, oppure scioglietelo in un pentolino e fatelo raffreddare (dopo averli provati entrambi, preferisco di gran lunga questo secondo metodo: il risultato è lo stesso, ma il procedimento è più veloce). Mettete in una ciotola farina, zucchero, sale ed eventualmente il bicarbonato, aggiungete il burro e impastate bene. L'impasto deve essere consistente; se vedete che tende a sbriciolarsi e a restare poco compatto (dipende dal tipo di farina che usate) aggiungete altro burro. Fate una palla e lasciatela riposare in frigo per 15-20 minuti. Non si deve indurire, deve solo raffreddarsi un po' perché così è più facile da lavorare.
Accendete il forno a 180°C. Intanto che si riscalda, stendete una sfoglia piuttosto alta, circa 1,5 cm per le forme rotonde, fino a 2 cm per i 'fingers', che sono i biscotti lunghi e stretti, appunto a forma di dita. Ritagliateli come preferite, bucherellateli con uno stuzzicadenti, e infornateli per circa 15-20 minuti.
Se per caso il vostro forno è come il mio, che tende a bruciare, provate ad abbassare la temperatura a 160°C e prolungate la cottura fino a 30 minuti. Il bicarbonato potete metterlo o no, fa solo venire i biscotti un po' più alti, ma non è fondamentale.
E' il sale il vero elemento in più dei Walkers, quello che li distingue dagli altri biscotti e gli da un sapore unico. Provateli con il tè, specialmente un Earl Grey: diventano un'esperienza mistica!
martedì 24 febbraio 2015
Il primo mese con noi di Nonno Omero, la nostra adozione del cuore
La prima volta che lo abbiamo visto era il venti gennaio (anche se probabilmente veniva già da qualche giorno), faceva un freddo becco e lui aveva trovato rifugio nella casetta di Sibilla in giardino.
Ci era voluto un po' prima che si convincesse ad uscire, e quello che vedevo era uno scheletro di gatto dentro una pelliccia sporca e spelacchiata. Aveva una tosse da spavento che lo spaccava in due, ma era ancora troppo diffidente per riuscire a farlo entrare in casa, così la notte almeno lo coprivo meglio che potevo. ...tutto questo sotto lo sguardo poco felice di Sibilla, per nulla contenta di essersi ritrovata la casa occupata: un po' come quegli inquilini delle case popolari che escono per fare le spese e quando tornano trovano una famiglia di otto persone nel loro appartamento...
Dopo qualche giorno finalmente ero riuscita a portarlo in casa. Inizialmente stava su un angolo del tappeto, ma gli ci era voluto poco a capire che nelle ceste davanti alla stufa era meglio!
Una bella ripulita al pelo con acqua e aceto e qualche giorno di buone pappe lo avevano rimesso in forze, e così lo avevamo portato dal vet per una prima visita. E' stato allora che abbiamo scoperto che non era un micio giovane come pensavamo, ma un vecchietto mezzo sdentato con i segni di mille zuffe sul corpo. Avevamo già cominciato a chiamarlo Omero, ma da quel giorno è diventato ufficialmente Nonno Omero! Abbiamo iniziato a curargli la tosse e a dargli qualcosa per i parassiti che gli stavano devastando la pelle, e anche se adesso sta molto meglio ed è più in carne, i tanti anni di vita randagia non potevano non avere avuto conseguenze sul suo fisico... fra una visita e l'altra abbiamo scoperto che ha i polmoni devastati da chissà quanti raffreddori e bronchiti mai curate, e quindi non funzionano più bene come dovrebbero. Secondo il vet ha una fibrosi polmonare, quindi respira male perché i suoi bronchi funzionano solo a metà. Talvolta ha ancora la tosse, ma a parte questo sta benino... diciamo bene quanto basta per ricordarsi di essere un gatto maschio adulto nella stagione dei calori, con tutto quello che ne consegue: serenate notturne, spruzzatine qua e là, corteggiamento delle gatte di casa e romantiche fughe d'amore dietro a ogni coda femminile che vedeva al di là del reticolato! Tenerlo in casa non è sempre facile, e infatti ogni tanto ci scappa. Torna dopo un'ora o due, sporco da far schifo e con un fiatone che basta vederlo per far venire l'asma anche a me, ma poi si mette nella sua cestina a riposare e dopo qualche ora si riprende e ti guarda pure male perché lo si è svegliato!
Il vet ci ha detto che potrebbe campare ancora degli anni oppure lasciarci fra qualche mese. Noi continuiamo a curarlo, a dargli buon cibo e un posto caldo e riparato dove riposare, e se mai fosse in grado di sopportare l'intervento lo faremo sicuramente sterilizzare per evitare che vada ancora a gatte, cosa questa che nelle sue condizioni gli fa più male che bene. Viviamo giorno per giorno, e al momento siamo soltanto felici di poter festeggiare il suo primo mese (più o meno!) qui con noi!
Quando lo vedo dormire davanti alla stufa o sul divano mi si apre il cuore, e mi chiedo che cosa pensa lui... se ha capito quello che stiamo facendo per farlo stare bene, se è contento di stare qui o è di più la frustrazione perché non può uscire per andare dalle sue morose... Io so solo che sono felice di stare facendo qualcosa di buono per lui, e tanto mi basta!
Ci era voluto un po' prima che si convincesse ad uscire, e quello che vedevo era uno scheletro di gatto dentro una pelliccia sporca e spelacchiata. Aveva una tosse da spavento che lo spaccava in due, ma era ancora troppo diffidente per riuscire a farlo entrare in casa, così la notte almeno lo coprivo meglio che potevo. ...tutto questo sotto lo sguardo poco felice di Sibilla, per nulla contenta di essersi ritrovata la casa occupata: un po' come quegli inquilini delle case popolari che escono per fare le spese e quando tornano trovano una famiglia di otto persone nel loro appartamento...
Dopo qualche giorno finalmente ero riuscita a portarlo in casa. Inizialmente stava su un angolo del tappeto, ma gli ci era voluto poco a capire che nelle ceste davanti alla stufa era meglio!
Una bella ripulita al pelo con acqua e aceto e qualche giorno di buone pappe lo avevano rimesso in forze, e così lo avevamo portato dal vet per una prima visita. E' stato allora che abbiamo scoperto che non era un micio giovane come pensavamo, ma un vecchietto mezzo sdentato con i segni di mille zuffe sul corpo. Avevamo già cominciato a chiamarlo Omero, ma da quel giorno è diventato ufficialmente Nonno Omero! Abbiamo iniziato a curargli la tosse e a dargli qualcosa per i parassiti che gli stavano devastando la pelle, e anche se adesso sta molto meglio ed è più in carne, i tanti anni di vita randagia non potevano non avere avuto conseguenze sul suo fisico... fra una visita e l'altra abbiamo scoperto che ha i polmoni devastati da chissà quanti raffreddori e bronchiti mai curate, e quindi non funzionano più bene come dovrebbero. Secondo il vet ha una fibrosi polmonare, quindi respira male perché i suoi bronchi funzionano solo a metà. Talvolta ha ancora la tosse, ma a parte questo sta benino... diciamo bene quanto basta per ricordarsi di essere un gatto maschio adulto nella stagione dei calori, con tutto quello che ne consegue: serenate notturne, spruzzatine qua e là, corteggiamento delle gatte di casa e romantiche fughe d'amore dietro a ogni coda femminile che vedeva al di là del reticolato! Tenerlo in casa non è sempre facile, e infatti ogni tanto ci scappa. Torna dopo un'ora o due, sporco da far schifo e con un fiatone che basta vederlo per far venire l'asma anche a me, ma poi si mette nella sua cestina a riposare e dopo qualche ora si riprende e ti guarda pure male perché lo si è svegliato!
Il vet ci ha detto che potrebbe campare ancora degli anni oppure lasciarci fra qualche mese. Noi continuiamo a curarlo, a dargli buon cibo e un posto caldo e riparato dove riposare, e se mai fosse in grado di sopportare l'intervento lo faremo sicuramente sterilizzare per evitare che vada ancora a gatte, cosa questa che nelle sue condizioni gli fa più male che bene. Viviamo giorno per giorno, e al momento siamo soltanto felici di poter festeggiare il suo primo mese (più o meno!) qui con noi!
Quando lo vedo dormire davanti alla stufa o sul divano mi si apre il cuore, e mi chiedo che cosa pensa lui... se ha capito quello che stiamo facendo per farlo stare bene, se è contento di stare qui o è di più la frustrazione perché non può uscire per andare dalle sue morose... Io so solo che sono felice di stare facendo qualcosa di buono per lui, e tanto mi basta!
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