Chi sono

La mia foto
Una nuova vita in campagna con un marito, un numero variabile di gatti e un cane con un solo neurone. La passione per la musica classica e per i borghi medievali, per la spiritualità dei Nativi Americani e per i misteri irrisolti, per le autoproduzioni e il vivere consapevole. Questa è la mia vita. Queste sono le mie storie.

sabato 23 luglio 2011

Quando soffia il vento

La scorsa notte c'è stato un temporale e mi sono dovuta alzare per fare entrare in mio cane... Pennywise non ha paura di andare nel granturco, ma è terrorizzata dai tuoni. Erano le quattro del mattino... pazienza.
Adesso non piove più. C'è il sole e il cielo è azzurro come solo dopo un temporale sa esserlo. Il vento è tiepido e carico dell'odore della terra umida. Respirandolo torno indietro nel tempo, quando andavo in montagna in un borgo minuscolo sull'Appennino fra Liguria e Piemonte. Non c'era niente lassù. Qualche casa, un paio di fattorie, una chiesa. E un prato enorme dove potersi sdraiare a guardare le nuvole che correvano veloci come in questo momento. Ero piccola allora, ma ero grande quanto bastava per capire di stare vivendo un momento speciale, che ha influenzato tutta la mia vita. La mia definizione di felicità? Essere sdraiati su un prato in montagna, con l'erba che fa il solletico alle gambe, guardando le nuvole o contando le stelle.

venerdì 22 luglio 2011

Le mani in pasta

...non tanto per dire. Ho veramente le mani in pasta, quella del pane.



 Lo sto facendo mentre scrivo... o meglio, scrivo mentre si sta lievitando il pane... giusta una mezz'ora che serve per buttare giù qualche pensiero. Me ne vengono sempre tanti quando sto facendo altro, specialmente quando sono gesti antichi come il mondo come impastare acqua e farina o sistemare pezzi di legno in una catasta. Penso a quante persone non sono capaci di fare quello che sto facendo in questo pomeriggio di fine luglio... quando mi capita di dire che faccio il pane a casa mi guardano come se fossi un'aliena con due teste bitorzolute e capisco che per loro il pane è un prodotto non diverso dal detersivo dei piatti - che si fabbrica con complicati processi industriali e poi arriva in appositi negozi già pronto per l'uso. Non sanno nulla del piacere di immergere le mani nella farina, di sentire l'impasto morbido al punto giusto sotto i polpastrelli, di vedere il piccolo miracolo della massa di acqua, farina e sale che cresce con la lievitazione... Penso che si stiano perdendo qualcosa di bello. E forse di importante. E' il nostro passato, la nostra cultura, forse il nostro stesso essere uomini... Tutte cose che abbiamo sacrificato sull'altare della modernità.

domenica 10 luglio 2011

Evaporano anche i pensieri...


Il termometro sul tavolo segna 31.4°C. In casa. Non oso nemmeno immaginare quanti possano essere fuori, al sole. Il caldo in campagna, nelle estati arroventate dal riscaldamento globale, è qualcosa di fisico, con una sua massa, che ti preme sulla pelle non appena metti un piede fuori dall'ombra di qualunque cosa... un albero, una casa, il camper dei vicini. Fa sembrare il mondo una fotografia sovraesposta e non mi piace. Penso sempre che se sto fuori troppo a lungo finirò per svanire anch'io nel biancore abbacinante del mondo, e di me non rimarrà nient'altro che un'ombra sull'asfalto. Un'eco evanescente di tutto quello che sono stata, come le ombre stampate sui muri di Hiroshima dall'esplosione della bomba atomica.

martedì 5 luglio 2011

Il "Cerchio della Vita" esiste!

Il Cerchio della Vita


Dopo 23 anni da quella grandiosa primavera del 1988, "Il Cerchio della Vita" è diventato un libro "in carta e ossa"! Per dare un'idea di cosa rappresenti per me questa storia, vi copio e incollo la Nota dell'Autore...

...È difficile per me dire cosa sia “Il Cerchio della Vita”. Di sicuro non è una semplice storia… sempre che si possa ridurre a questo, a qualcosa di semplice, lo scrivere un libro.

E’ difficile parlarne perché avevo solo sedici anni quando scrissi il primo embrione del romanzo che avete appena letto. Era il 1988 ed era primavera, perché ricordo il cielo limpido e il sole tiepido. Adesso potrebbe essere qualunque mese dell’anno, anche ottobre, ma allora il clima non era ancora andato avanti. Gli inverni erano inverni, in autunno pioveva e in estate 30 gradi erano tantissimi. Ricordi, appunto.

Cielo limpido e sole tiepido. E fogli coi buchi. Rosa, a righe. Non ho neanche bisogno di chiudere gli occhi per ricordare la sensazione della mano che scorreva su quella carta a grana grossa, vera carta pulp. Su quei fogli scrissi l’accozzaglia di parole che mettevano su piedi traballanti una vicenda improbabile di viaggi e avventure nello spazio, assieme ad un’altra manciata di racconti ancora più improbabili e a qualche poesia sgangherata che trovarono ben presto la via del cestino della carta straccia. Non sono mai stata tenera con le mie creazioni, nemmeno allora quando mi sembrava di poter toccare il cielo con un dito solo perché ero riuscita a buttare giù qualche frase e ad inventare trame inverosimili.

Non so dire perché quel raccontino illeggibile riuscì a sopravvivere alla mia anima critica e alla furia distruttrice che di tanto in tanto mi spinge a liberarmi di tutto quello che appartiene al passato. Il vero motivo mi sfugge e probabilmente ha a che fare con parti di me che solo un bravo analista saprebbe comprendere. So solo che l’ho sempre considerato importante, ed è per questo che l’ho riscritto più volte nel corso degli anni, aggiungendo alla storia la gran parte di quello che vedevo, vivevo e imparavo nella vita reale. L’ultima fu all’inizio del 2003, e già allora non era rimasto niente del racconto originale, a parte il nome di uno dei protagonisti principali. Ci misi meno di sei mesi a scrivere la prima bozza, ma poi mi ci vollero più di sei anni perché il romanzo fosse come lo volevo io. Anche perché nel frattempo il raccontino illeggibile era cresciuto ed era diventato una trilogia e non è stato sempre facile incastrare date, fatti e vicende che coprono quindici anni di vita di venti personaggi. Però è stato divertente, qualche volta esaltante, altre volte faticoso. Ho dovuto imparare le regole del mestiere, perché non basta sapere mettere i verbi al tempo giusto per scrivere un romanzo. Ho dovuto studiare, ho dovuto sbagliare, ho dovuto ricominciare tutto da capo riconoscendo i miei errori con umiltà.

 Ci sono finite tante storie dentro questa storia. Ci sono luoghi inventati e vere memorie. Echi di antiche esperienze mescolate alla fantasia. Ci sono sogni, speranze e passioni. C’è la mia storia, dentro questa storia, così come dentro agli altri due romanzi che compongono la trilogia che porta lo stesso nome di questo libro. È per questo che è così difficile dire cosa sia per me “Il Cerchio della Vita”. E’ una autobiografia. È la storia che avrei sempre voluto leggere. È il diario di un pezzo della mia vita. È un compendio di tutto ciò in cui credo e di tutto ciò che so.

È ricordo, profezia e fantasia...

Ecco, qui c'è tutto...

venerdì 1 luglio 2011

Sistemando la legna...


 Oggi hanno portato la legna per la stufa. Sedici quintali. Magari è un numero che non dice niente... forse rende di più l'idea dire che è un mucchio di legna alto più di un metro, lungo tre e largo due. E' tanta roba, credetemi. Va sistemata nella legnaia, ed è un lavoro lungo, laborioso e faticoso. Ma mi piace farlo. Mi piace il pensiero di mettere ordine nel caos. Le mani lavorano veloci. Raccolgono pezzi di legno, li mettono nella carriola, poi trovano un posto per ognuno nella legnaia. Le mani vanno per conto loro e la mente è libera di viaggiare dove più le pare. A volte se ne va a braccetto con lo Spirito Maligno e insieme inventano trame per nuove storie. Io li lascio fare. Sono loro i veri creativi e non li fermerei per nulla al mondo.