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Una nuova vita in campagna con un marito, un numero variabile di gatti e un cane con un solo neurone. La passione per la musica classica e per i borghi medievali, per la spiritualità dei Nativi Americani e per i misteri irrisolti, per le autoproduzioni e il vivere consapevole. Questa è la mia vita. Queste sono le mie storie.

martedì 24 febbraio 2015

Il primo mese con noi di Nonno Omero, la nostra adozione del cuore

La prima volta che lo abbiamo visto era il venti gennaio (anche se probabilmente veniva già da qualche giorno), faceva un freddo becco e lui aveva trovato rifugio nella casetta di Sibilla in giardino.


Ci era voluto un po' prima che si convincesse ad uscire, e quello che vedevo era uno scheletro di gatto dentro una pelliccia sporca e spelacchiata. Aveva una tosse da spavento che lo spaccava in due, ma era ancora troppo diffidente per riuscire a farlo entrare in casa, così la notte almeno lo coprivo meglio che potevo. ...tutto questo sotto lo sguardo poco felice di Sibilla, per nulla contenta di essersi ritrovata la casa occupata: un po' come quegli inquilini delle case popolari che escono per fare le spese e quando tornano trovano una famiglia di otto persone nel loro appartamento...


Dopo qualche giorno finalmente ero riuscita a portarlo in casa. Inizialmente stava su un angolo del tappeto, ma gli ci era voluto poco a capire che nelle ceste davanti alla stufa era meglio!


Una bella ripulita al pelo con acqua e aceto e qualche giorno di buone pappe lo avevano rimesso in forze, e così lo avevamo portato dal vet per una prima visita. E' stato allora che abbiamo scoperto che non era un micio giovane come pensavamo, ma un vecchietto mezzo sdentato con i segni di mille zuffe sul corpo. Avevamo già cominciato a chiamarlo Omero, ma da quel giorno è diventato ufficialmente Nonno Omero! Abbiamo iniziato a curargli la tosse e a dargli qualcosa per i parassiti che gli stavano devastando la pelle, e anche se adesso sta molto meglio ed è più in carne, i tanti anni di vita randagia non potevano non avere avuto conseguenze sul suo fisico... fra una visita e l'altra abbiamo scoperto che ha i polmoni devastati da chissà quanti raffreddori e bronchiti mai curate, e quindi non funzionano più bene come dovrebbero. Secondo il vet ha una fibrosi polmonare, quindi respira male perché i suoi bronchi funzionano solo a metà. Talvolta ha ancora la tosse, ma a parte questo sta benino... diciamo bene quanto basta per ricordarsi di essere un gatto maschio adulto nella stagione dei calori, con tutto quello che ne consegue: serenate notturne, spruzzatine qua e là, corteggiamento delle gatte di casa e romantiche fughe d'amore dietro a ogni coda femminile che vedeva al di là del reticolato! Tenerlo in casa non è sempre facile, e infatti ogni tanto ci scappa. Torna dopo un'ora o due, sporco da far schifo e con un fiatone che basta vederlo per far venire l'asma anche a me, ma poi si mette nella sua cestina a riposare e dopo qualche ora si riprende e ti guarda pure male perché lo si è svegliato!



Il vet ci ha detto che potrebbe campare ancora degli anni oppure lasciarci fra qualche mese. Noi continuiamo a curarlo, a dargli buon cibo e un posto caldo e riparato dove riposare, e se mai fosse in grado di sopportare l'intervento lo faremo sicuramente sterilizzare per evitare che vada ancora a gatte, cosa questa che nelle sue condizioni gli fa più male che bene. Viviamo giorno per giorno, e al momento siamo soltanto felici di poter festeggiare il suo primo mese (più o meno!) qui con noi!
Quando lo vedo dormire davanti alla stufa o sul divano mi si apre il cuore, e mi chiedo che cosa pensa lui... se ha capito quello che stiamo facendo per farlo stare bene, se è contento di stare qui o è di più la frustrazione perché non può uscire per andare dalle sue morose... Io so solo che sono felice di stare facendo qualcosa di buono per lui, e tanto mi basta!

mercoledì 18 febbraio 2015

La mia crema per le mani... (così buona che potreste persino assaggiarla!)

Io con le mani ci lavoro tutto il giorno, fuori e dentro casa, e anche se uso spesso i guanti è inevitabile che la pelle si secchi e si screpoli, soprattutto in questa stagione. Al di là del fatto che le creme industriali piene di siliconi e derivati del petrolio non le compro più, anche quelle con gli INCI migliori che uso per il corpo (vi suggerisco la Crema Nutriente Vivi Verde Coop, è ottima ed economica, la uso anche per il viso!) non mi soddisfano quando si tratta delle mie mani da contadino, quindi mi sono messa a cercare in giro e a sperimentare, fino ad arrivare a questa...


Per realizzarla occorrono:

20 g. olio di girasole bio (o olio di mandorle dolci o di riso, ma sono più costosi)
20 g. lecitina di soia (se trovate il tipo granulare, macinatela nel frullatore)
60 g. acqua bollita
4-5 gocce di olio essenziale rigorosamente per uso alimentare; in sostituzione vi consiglio le fialette di aromi per i dolci, costano meno e non danno problemi di possibili allergie.
1 cucchiaino di glicerina (opzionale, se volete la crema ancora più ricca)

Fate bollire l'acqua e nel frattempo sterilizzate i contenitori che userete per conservare la crema. Dato che non si usano conservanti è fondamentale non andare a toccare la crema con le dita per prelevarla, quindi l'ideale sono i piccoli contenitori come questi, con la pompetta: io li compro negli empori cinesi, ma forse si trovano anche nei negozi tipo Tigotà, quelli che vendono cosmetici e detersivi per intenderci. Visto che sono di plastica non si possono bollire, quindi lasciateli dieci minuti in una ciotola con acqua e un cucchiaino di candeggina, poi sciacquate bene e fate sgocciolare.
Misurate i 30 g. di acqua bollita in un vasetto sterilizzato, grande abbastanza per metterci la frusta del minipimer (sterilizzata pure quella!), poi aggiungete la lecitina e frullate per fare amalgamare bene. Unite l'olio e gli aromi, ed eventualmente la glicerina, e frullate ancora per fare l'emulsione. Il tutto richiede meno di due minuti... è più il tempo che ci vuole a sterilizzare i materiali e i contenitori, ma quello è un passaggio fondamentale!
Fate raffreddare la crema nel barattolo coperto con un canovaccio pulito, poi trasferitela nei contenitori. Se ve ne avanza un pochino fate un assaggino... sono tutti ingredienti che utilizziamo più o meno comunemente per cucinare, io la trovo buona!
La crema va tenuta rigorosamente in frigorifero, al riparo dalla luce. Se avrete l'accortezza di tirarla fuori solo per il tempo necessario a prelevare quella che vi serve, vi durerà fino a otto settimane. Con quelle quantità io vado avanti circa 3-4 settimane, poi la rifaccio.

Come dicevo, essendo ricca di olio e di glicerina è più adatta all'inverno che all'estate, anche se qualche volta la faccio anche nella stagione calda quando mi rovino troppo le mani lavorando. All'inizio si ha la sensazione che lasci la pelle più unta delle creme industriali, ma è proprio solo una sensazione: in realtà l'olio viene assorbito rapidamente, e quella che sentiamo sotto le dita è solo la nostra pelle naturalmente morbida... qualcosa a cui non siamo più abituati, dopo che per anni abbiamo solo percepito l'effetto dello strato di silicone delle creme industriali. Io la uso sia di giorno che di sera, prima di dormire, e le mie mani ringraziano!

mercoledì 11 febbraio 2015

La neve si sta sciogliendo

...ma ce n'è ancora quanto basta per uscire in bici a fare qualche foto.







...E poi c'è ancora chi mi chiede cosa ci trovo di bello nella neve e nell'inverno. Questa è la migliore risposta!

sabato 7 febbraio 2015

Big Snow - Febbraio 2015

Ve la ricordate questa foto?


L'avevo fatta giusto due anni fa, quando c'era stata l'ultima grande nevicata. Anche quest'anno ha nevicato. L'hanno chiamata Big Snow, e avevano ragione, perché di neve ne è venuta giù tanta... ne ha fatti 40 centimetri, in alcuni punti anche 50, lì dove si è accumulata. Purtroppo era neve bagnata, pesantissima, ha tirato giù alberi, rami, linee elettriche, e siamo rimasti 12 ore senza elettricità e senz'acqua. La neve si è tirata dietro anche qualche vita, stroncata dalla fatica di spalare per liberare i vialetti e le automobili.  E quando poi ha cominciato a cadere dai tetti ha fatto il resto, e così il panorama dal mio balcone è cambiato... Ha ceduto la grondaia, e i blocchi di neve sono caduti sui graticci delle piante rampicanti. Non se n'è salvato nessuno.


Mi dispiace per le piante, e non sono contenta di dover ricomprare tutti i graticci distrutti; alla grondaia - almeno a quella - ci penserà l'assicurazione. Non mi piace neanche il lavoro che ha fatto l'omino sul trattore spalaneve per ripulire le strade del villaggio, che se le lasciava così com'erano sarebbe quasi stato meglio. La corrente continua ad andare e venire e a volte non c'è campo per i cellulari, ma nonostante questo non riesco a non essere felice per la nevicata. I disagi e i problemi fanno parte del gioco. Non mi arrabbio, non alzo i pugni contro il cielo, non pretendo che il sindaco venga qui con la sua pala a liberare il mio cancello dalla neve accumulata dall'incapace trattorista, non protesto perché il traffico scorre a rilento. Semplicemente accetto quello che viene, e faccio quello che posso per affrontarlo. Non so se è la ricetta per una vita serena. Di sicuro sopra la mia testa non c'è la nuvola nera che vedo sulle teste di molte persone attorno a me, e mi basta questo a essere contenta.