Ho provato a
rileggerli, ma non ce l’ho fatta. Non sopportavo l’idea di rivivere le ansie
per le interrogazioni e i compiti in classe o di rileggere della mia antipatia
per la prof di statistica, più impegnata a far figli che a insegnare. Non avevo
voglia di rileggere i pensieri sconclusionati scritti a commento di qualche
film, e soprattutto non avevo nessuna voglia di rivivere alcuni dei momenti più
brutti della mia vita, le decisioni difficili che ho dovuto prendere e la
sofferenza che si sono portate dietro. Ho sfogliato i diari solo alla ricerca
di eventuali oggettini (una volta si usava appiccicare di tutto. Chissà se lo
fanno anche le ragazzine moderne o se affidano quella parte della loro vita
agli smartphone per pubblicarla su facebook?) che non fossero compatibili con
la raccolta differenziata della carta. Rigenerazione sì, ma sempre con
criterio.
Ci sono
persone che darebbero volentieri dieci anni di vita pur di tornare ai tempi
delle scuole superiori. Io faccio mio un
pensiero di Stephen King e dico che deve esserci qualcosa di veramente
sbagliato in una persona se quella desidera così tanto tornare agli anni del
liceo. Le scuole italiane non sono (o almeno non erano) certo come le high
school americane, ma nemmeno io vorrei mai tornare indietro e rivivere tutto
quello che gli uomini della raccolta differenziata hanno appena finito di
caricare sul loro camion. Le gioie, i
dolori, i turbamenti e le esperienza della persona che sono stata si
trasformeranno in altra carta che forse qualche altra ragazzina poco amante
delle tecnologie e di facebook riempirà con i suoi sogni, i suoi desideri e i
suoi turbamenti.
Trovo che in questo ci sia un tocco di poesia.
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